Il mondo della luna, Dresda, 1754

 Nell’atto primo, scena V, invece dell’aria Begl’occhi vezosi, eccetera si canta:
 
1410   La seguitai fedele,
 quando era il ciel sereno;
 fra le tempeste in seno,
 voglio seguirla ancor.
 
    Come dell’oro il foco
1415scuopre le masse impure,
 scuoprono le sventure
 de’ falsi amici il cor.
 
 Nell’atto secondo, scena VI, invece dell’aria Qualche volta non fa male, eccetera si canta:
 
    Se tutti i miei pensieri,
 se mi vedessi il core,
1420forse così d’amore
 non parleresti a me.
 
    Non ti sdegnar, se poco
 il tuo parlar mi muove,
 ch’io sto coll’alma altrove
1425nel ragionar con te.
 
 Nell’atto secondo, scena IX, invece del duetto Non aver di me sospetto, eccetera si canta:
 
 BUONAFEDE
 
    Sempre appresso qual montone
 all’amata peccorella
 ti verrò dicendo be...
 bella bella, vengo a te.
 
 LISETTA
 
1430   Sempre attorno qual colomba
 al suo caro colombaccio
 ti starò dicendo cru...
 crudelaccio vieni a me.
 
 BUONAFEDE
 
    Oh che gusto!
 
 LISETTA
 
                               Che diletto!
 
 A DUE
 
1435Per la gioia il cor in petto
 io mi sento liquefar.
 
 Nell’atto secondo, scena XI, invece dell’aria Se la mia stella, eccetera si canta:
 
    Se splende qualche raggio
 di vita al caro bene,
 sol basta questa spene
1440l’anima a consolar.
 
    E mi fian dolci allora
 tanti passati affanni
 né più gl’astri tiranni
 mi sentiran chiamar.
 
 Nel principio dell’atto terzo sono aggiunte le due seguenti scene
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di Ecclitico.
 
 ERNESTO e FLAMINIA parlando nel sortire
 
 ERNESTO
1445È un volersi, mio ben, con nuovi affanni
 l’anima tormentar...
 FLAMINIA
                                        Ah son inganni.
 Alfin scoprir potrebbe
 il sciocco genitor...
 ERNESTO
                                    Invan tu temi.
 Tregua ai sospetti e spera;
1450su l’amor mio riposa;
 pria che finisca il dì, sarai mia sposa.
 
    Cara, ti lascio, addio.
 Vado a goder contento;
 non dubitar ben mio,
1455ritornerò a seguirti
 ognor costante.
 
    E tu con men rigore
 alla tua pace attendi.
 Meno il tuo cor offendi;
1460pensa nel tuo timor
 ch’io sono amante.
 
 
 FLAMINIA sola
 
 FLAMINIA
 Sperar non sa chi l’alma sempre avvezza
 a temer, a penar sin da’ prim’anni
 cangiò in timore il lusinghiero affetto
1465e tutto fuorché speme ho nel mio petto.
 Ma Lisetta sen vien; voglio in disparte
 sentir di quella stolta imperatrice
 tutto quel che fra sé figura e dice.